Il tema del dolo di evasione IRPEF nelle società di persone è stato recentemente affrontato dalla Corte di Cassazione.
La questione riguarda la possibilità di ravvisare in capo alla società il dolo di evasione dell’IRPEF, che come noto è un’imposta ricadente esclusivamente in capo ai soci.
Il caso
Ai soci di una società di persone veniva contestato il reato di cui all’art. 2 del D. Lgs. 74/2000 per aver evaso l’IRPEF sulla base della dichiarazione presentata dalla società, che aveva detratto costi illegittimi avvalendosi di fatture inesistenti.
Sulla base di tale accusa venivano sequestrati i conti correnti dei singoli soci ai fini della successiva confisca.
I soci si sono difesi contestando la legittimità del sequestro.
Hanno sostenuto la tesi che la dichiarazione personale dei soci relativa all’IRPEF non può che recepire in maniera meramente percentuale e automatica una parte del reddito di impresa indicato nella dichiarazione della società.
In particolare hanno sostenuto che il dolo del reato di evasione di cui all’art. 2 in caso di dichiarazione societaria va riferito alla società stessa, quindi nel caso di società di persone che non sono soggetti passivi IRPEF non si può contestare un reato posto in essere con finalità di evadere un tributo non dovuto dalla persona giudica.
Sulla scorta di questo ragionamento, quindi, il dolo di evasione IRPEF potrebbe essere ricondotta solo alle dichiarazione dei singoli soci, ai quali tuttavia non si potrebbe ascrivere il delitto di cui all’art. 2 (richiedente l’annotazione di fatture) bensì il diverso delitto di dichiarazione infedele di cui all’art. 4 del D. Lgs. 74/2000, che come noto richiede il superamento di specifiche soglie di punibilità non integrato nel caso di specie.
La pronuncia della Suprema Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6163 del 17.02.2021, tuttavia, ha respinto il ricorso e ha confermato il sequestro a carico dei soci.
Con diversa argomentazione i Giudici hanno sostenuto, infatti, che il dolo di evasione che caratterizza il reato di dichiarazione fraudolenta di cui all’art. 2 in caso di società di persone si riferisce anche all’evasione dell’IRPEF, dato che la dichiarazione della società deve avere ad oggetto anche tale imposta; i soci sono solo tenuti ad effettuarne il pagamento.
E’ legittimo, quindi, il sequestro dei conti correnti dei singoli soci che sia parametrato all’IRPEF evaso pro quota dagli stessi e che sia ricavabile dalla dichiarazione inviata dalla società di persone anche se si tratta di diverso soggetto giuridico.
Avv. Marco Napolitano